Caso Vannacci, Quando il politically correct si indigna e censura libri senza averli nemmeno letti – 20.08.2023
Cancel culture (Cultura della cancellazione o del boicottaggio)
Indica un complesso fenomeno recente, favorito dai social media, che si manifesta nell’attacco e nella denigrazione di un personaggio pubblico con l’obiettivo di danneggiarne la reputazione e silenziarlo. Questa riprovevole azione deriva dall’aver espresso opinioni o aver commesso azioni non conformi al pensiero dominante, “politicamente corretto”. Lede la libertà di espressione.
I destinatori della punizione possono essere professori che ragionano secondo un codice non “binario”; giornalisti che descrivono la realtà in modo critico; intellettuali non conformisti; studiosi che esprimono concetti non graditi agli imbonitori di sistema …
La “cancel culture” viene attuata in vari modi: con la richiesta di non pubblicare o ritirare dal commercio un libro; non produrre un film; escludere un pensatore da un dibattito televisivo o ridicolizzarlo; togliere incarichi ad un professore universitario; demansionare/silenziare un giornalista televisivo; isolare in un talk show un politico non gradito scegliendo in contradditorio diversi ospiti interlocutori di sistema …
La “cancel culture” inizialmente si occupava dei linguaggi da adottare, delle parole da usare nel lessico comune e dei comportamenti sociali allo scopo di evitare la suscettibilità di singole persone o di talune minoranze. Quindi nonostante la contrarietà alla censura essa viene praticata largamente. Qualcuno ha asserito che ● La cancel culture è l’equivalente digitale della folla medievale che cercava in modo pretestuoso persone da mandare al rogo.
Nel 2020 numerosi intellettuali fra cui Noam Chomsky, J.K. Rowling, Salman Rushdie, Margaret Atwood, Francis Fukuyama … pubblicarono una lettera aperta “A Letter On Justice And Open Debate” contro la cancel culture in quanto generatore di conformismo ideologico e censura di parte.
Damnatio memoriae
E’ un metodo che mira a eliminare sui mass media (libri, giornali, Internet …) i riferimenti alla persona “incriminata” dalla “cancel culture” secondo la filosofia del “politically correct”, moderno revisionismo fondamentalista ovvero censura preventiva. Applicando criteri etici di oggi, promuove per estensione operazioni finalizzate alla cancellazione della memoria del passato, caratterizzato da ideali e valori diversi da quelli attuali, come la cultura patriarcale e per estensione la memoria storica dell’Umanità che ci ha reso quello che siamo oggi …
Da fenomeno positivo, quindi, in cui le minoranze possono reagire alle discriminazioni come quelle razziali, contrastando la narrazione in modo democratico, si sono avute degenerazioni, soprattutto negli USA dove si promuove la cancellazione in talune università e scuole dei riferimenti all’antichità classica; si pretende la rimozione di statue di eminenti personaggi o monumenti di rilevanza storica non conformi all’ideologia predominante; si cancellano nomi di scuole e strade dedicate a personaggi che hanno lasciato il segno; si censurano “democraticamente” i libri secondo la filosofia di “Farenheit 451” sino ad arrivare alla polemica suscitata dal bacio dato nella favola (fratelli Grimm / Giambattista Basile “lo cunto de li cunti”) dal Principe a Biancaneve (ritenuta morta) perché, anche se magico, non era consensuale.
Totem da abbattere ovvero censure democratiche: esempi
Nel Massachusetts una scuola ha eliminato dal programma di studio l’Iliade e l’Odissea di Omero perché opere “Razziste e non inclusive” quindi non conformi ai dogmi del progressismo liberale.
L’Università di Oxford, dopo 900 anni cancella dai suoi programmi di studi classici taluni autori, in particolare Omero (Iliade e Odissea) e Virgilio (Eneide) ritenuti esempi di “mascolinità tossica”, per facilitare la “diversity” e colmare il divario tra studenti di diversa provenienza”.
L’Università di Stanford nel 1987 pensò di escludere dai programmi Dante, Omero, Platone, Aristotele, Shakespeare e gli altri grandi della cultura occidentale perché quei classici erano “razzisti, sessisti, reazionari”, non al passo con i tempi.
Alla Columbia University alla lettura delle Metamorfosi fu annesso una avvertenza che segnalava il testo di Ovidio “contenente materiale offensivo e violento che marginalizza le identità degli studenti nella classe”.
A San Francisco con ridicole motivazioni sono state rimosse dalle scuole della città i nomi di George Washington e Abramo Lincoln.
La furia iconoclasta della “cancel culture” si è rivolta anche contro Cristoforo Colombo, considerato non più un grande navigatore che ha scoperto l’America, ma come “sterminatore di indiani” genocida e creatore del capitalismo sfruttatore nel Nuovo Mondo. Anche il Columbus day è stato contestato. Sono state rimosse o vandalizzate le statue oltre che di Colombo di Winston Churchill, Thomas Jefferson.
Un fatto curioso è avvenuto al Congresso USA dove durante una preghiera un deputato ha cambiato la parola “Amen” in “Amen and Awoman” per rispettare la neutralità di genere.
Tutte queste azioni mostrano un trend verso la censura e l’eliminazione di opere, nomi e simboli che non si conformano ai valori o ai dogmi progressisti e liberali. Tuttavia, ciò solleva anche alcune preoccupazioni riguardo alla libertà di espressione e alla storia e cultura occidentale.
Verso l’eliminazione della lettera z dall’alfabeto latino?
In seguito alla guerra Russo-Ucraina, per questioni di mercato, talune aziende, la Zurich Insurance in primis, stanno eliminando la Z dai loro loghi per non essere associati alla Russia di Putin. Inizialmente la Z era apparsa sui carri armati russi per indicare “Za pobedu” che sta “per la vittoria”.
Significativa, anche, la vicenda del Senatore Vito Rosario Petrocelli, un politico italiano, eletto nella lista 5 Stelle, Presidente della Commissione Affari Esteri. Nel marzo 2022 si è detto contrario all’invio di armi a Kiev e ad aumentare la spesa militare italiana al 2% del PIL. Per questa posizione da più parti è stata richiesta le dimissioni dall’incarico parlamentare.
Inoltre, il 25 aprile 2022 vine espulso dal partito per aver pubblicato un tweet contenente la Z russa in maiuscolo che richiama l’espressione russa “Za pobedu”.
Altri pensano di limitare l’uso della lettera “P” che richiama il nome Putin.
Trattasi di iniziative demenziali e di progressiva limitazione della libertà di espressione sotto forma di autocensura e di conformismo che fa retrocedere la civiltà di alcuni secoli.
Movimento #Me Too
E’ un movimento femminista nato nel 2017 (contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein accusato di molestie) come hashtag sui social media con lo scopo di denunciare e contrastare la violenza sulle donne, in particolare sul posto di lavoro. L’hashtag fu condiviso da milioni di donne in tutto il mondo tanto da generare un vero e proprio movimento di liberazione e sensibilizzazione sul problema. In seguito diversi uomini sono stati indagati, anche dopo decenni dall’aver commesso le presunte molestie, e condannati.
Il movimento #Me Too cercò anche di impedire di dedicare al Nobel Pablo Neruda l’aeroporto di Santiago del Cile perché in un suo libro aveva descritto una scena di sesso avuta con una cameriera di Ceylon, quindi stupratore reo confesso. Ma ci fu opposizione perché “un grande artista non può essere giudicato per le sue azioni, ma per le sue opere”.Anche il maestro Riccardo Muti in una intervista al Corriere della sera ha dichiarato di non condividere il movimento #Me Too e la “cancel culture”. Secondo Muti il poeta librettista Lorenzo Da Ponte e Mozart finirebbero in galera mentre Bach, Beethoven e Schubert considerati autori di “musica colonialista”. Muti ha contestato anche le quote “arcobaleno” nelle manifestazioni musicali perché le scelte vanno fatte per meritocrazia e non per quote di genere.
Libertà di espressione su Internet
Per restituire la libertà di pensiero e di espressione nel sistema Internet dall’attacco sistematico del “mainstream” e della “cancel culture” talune note personalità si stanno adoperando per fornire gli strumenti adatti allo scopo. Viene proposta un’autentica rivoluzione, un Internet decentralizzato e senza filtri com’era agli inizi prima che alcune aziende tecnologiche lo dominassero completamente.
Agli utenti è data la responsabilità di selezionare i contenuti senza alcuna intermediazione delle autorità che possono interferire con criteri non condivisi dalla community. Di conseguenza l’algoritmo di gestione dovrebbe essere “open source” e gestito universalmente.
Per evitare la manipolazione delle informazioni e favorire l’autenticità delle fonti si potrebbe utilizzare la tecnologia blockchain che cristallizza i dati nel momento in cui vengono diffusi in rete, senza possibilità di alterazione.
Blockchain
E’ un registro digitale pubblico e sicuro, un sistema condiviso e immutabile che registra le transazioni di qualsiasi bene, materiale e immateriale e ne conserva traccia.
Le informazioni sono registrate in catene di blocchi in modo tangibile (un immobile, un terreno, una automobile, somme di denaro) o intangibile (diritto di autore, marchi, brevetti). E’ utilizzato dal mondo delle criptovalute (Bitcoin, Ethereum) per registrare transazioni sicure.
🏛️ Internet Archive
Oltre al blockchain un sistema affidabile è Internet Archive, un’organizzazione che opera per una Internet libera ed aperta che sta sviluppando una biblioteca digitale universale archiviando in modo periodico e permanente tutte le risorse (siti web, video, libri, giornali …) presenti in Rete cristallizzandole.
Per raggiungere lo scopo utilizza la Wayback Machine, un software di indicizzazione dei contenuti e interfaccia web per l’estrapolazione delle informazioni presenti negli archivi dati.Internet Archive consente, quindi, lo ● studio dell’evoluzione dei siti Web; il ● recupero di pagine e siti andati persi; la ● ricerca di prove una volta pubblicate e poi cancellate.
Per assicurare la stabilità e la sicurezza Internet Archive ha un mirror nei server della Bibliotheca Alexandrina di Alessandria d’Egitto.
Grazie alla sua attività di archiviazione e conservazione, Internet Archive svolge un’importante funzione nella tutela del patrimonio culturale digitale, proteggendo le informazioni e le opere digitali dall’oblio e dalla perdita.
Conclusioni
Questa riflessione descrive la società dell’informazione odierna, vittima del “pensiero unico”, che si sta lentamente allontanando dai principi democratici fondativi che l’hanno resa giusta e opulenta. I principi della nostra Costituzione sono diventati cosa astratta che il potere politico tende a non rispettare. Stiamo scivolando verso la “dittatura” economica del globalismo imperante dove i popoli non contano più niente. Il profitto è sovrano; i ricchi sono sempre più ricchi; i più poveri sempre più poveri; la classe media che garantiva un buon livello di vita sta degradando; i servizi che lo Stato fornisce e che dovrebbero garantire un minimo di qualità della vita a tutti sono sempre meno efficaci e definanziati …
O tempora, o mores
Cancel culture • 20.12.2021 |
Come spesso capita nella storia un buon proposito si trasforma in un orrendo incubo: la cancel culture si proponeva la difesa delle minoranze, si sta invece trasformando in una folle ideologia che vorrebbe cancellare la realtà, e non solo quella attuale, ma addirittura quella passata. E’ proprio un delirio…
Da buon proposito per difendere le minoranze si è trasformato in uno strumento di controllo sociale diffuso da chi esporta la sua democrazia a “suon di cannonate” al servizio dei globalisti senza patria e senza ideali.
A proposito di cancel culture e violenza di genere
Non credo che lo scenario odierno italiano coinvolga solo le fasce più povere, mi pare sia più un problema generazionale, dei figli di chi è nato dopo il boom economico post bellico e dei suoi nipoti,del benessere che ha generato, della diffusa certezza di poter avere tutto ciò che si desidera e che viene ampiamente proposto dai media, pubblicizzato, suggerito come modello sociale. La politica, la “cultura” le interazioni tra generi umani ora si fanno con la TV, con il PC, con il cellulare.
I genitori, spesso sono degli adolescenti protratti, la scuola langue per vari motivi nei suoi ruoli educativi, quindi il problema violenza di genere è multifattoriale e riguarda in particolare fasce di generazione sotto i 35 anni (dicono le statistiche).
Forse più che mettere toppe come arresti dei minori o dei loro genitori, visto anche sovraffollamento delle carceri e degrado delle stesse che è una piaga del nostro paese, sarebbe forse opportuno fermarsi per riflettere in maniera più ampia sui numerosi disagi psicofisici che questa nostra società ha generato.
Ci sarebbe da aggiungere che ora, a differenza della situazione boom economico e sua prole, siamo come dire … nella merda economica e questo fa la differenza, ed è un fattore importante.
Cosa possiamo fare concretamente: dovremmo avere il coraggio di opporci e protestare e rifiutare le censure nei confronti delle manifestazioni artistiche, gli abbattimenti delle statue, la distruzione di libri, il divieto di esprimersi nella propria lingua. Dovremmo rivendicare il diritto di poter ascoltare opinioni diverse liberamente espresse. La cancel culture si fa portavoce della lotta contro le disuguaglianze ma in realtà mortifica la diversità, perché se sei non allineato entrano in azione biasimo, messa al bando e isolamento.
📌 Stefania Gabrici – Linkedin