Views: 120
Proposta semiseria per una seria innovazione
Rigenerazione urbana partecipata
Qualcuno ricorderà il film “Quinto potere”. Il regista è Sidney Lumet, Stati Uniti, 1976. Spesso ci sentiamo impotenti verso una realtà tiranna, impotenti come il protagonista di quel film, il giornalista anchorman di una famosa emittente televisiva, Howard Beale splendidamente interpretato dall’attore Peter Finch.
Ma, in verità, è possibile che la responsabilità sia sempre degli altri, e noi ce la caviamo con una scrollata di capo senza sentirci corresponsabili dei fatti negativi che ci sovrastano?
Io cammino spesso per Testaccio, questo fazzoletto di rione, amato per la sua anima popolare e ricco di sapiente cultura, che “non se la tira”, ma guarda con orgoglio ad un passato storico, ad un presente di tendenza e ad un futuro … nelle nostre mani.
Sì, perché dovrebbe essere la partecipazione degli abitanti a disegnare la città e le parti di essa.
Io cammino spesso per Testaccio e noto il degrado. Cammino facendo lo slalom fra le deiezioni dei nostri cani, intravedo vetro, plastica e carta ad un passo dall’apposito cassonetto (praticamente strapieno), mi divincolo tra auto e moto arroganti, urto contro bassi rami di frondosi alberi.
Ma contemporaneamente scorgo segnali di contenuta insofferenza e singoli tentativi di voler aggiustare le cose.
E camminando spesso per Testaccio noto nuovi alberi ben innaffiati e con al piede regolari ciottoli a delimitare la terra, desideri di nuove panchine disegnate in terra con linee malferme a riaffermarne l’assenza, parco giochi autogestiti, tergicristalli di auto invadenti rivolti verso il cielo per segnalare un sopruso, cartelli affissi a dileggiare quelle cacche di padroni canini, aiuole rigenerate quali orti di città, sacchetti del riciclabile che viaggiano alla ricerca di cassonetti vuoti, solerti portieri, negozianti ed artigiani spazzare il loro fronte strada (come in uso nel centro Europa per rispetto delle norme e/o del senso civico), che tra l’altro poi il turismo e il nostro Pil ne trovano giovamento!
E camminando spesso per Testaccio penso che se tutte queste persone che agiscono singolarmente per il decoro del loro rione si conoscessero e mettessero insieme le loro conoscenze e professionalità e disponibilità e creatività, allora si attiverebbe un circuito emulativo, forse contagioso, fra gli altri residenti.
Lo so, le sento le critiche feroci: “E noi dovremmo svolgere il lavoro sporco che le aziende municipali, da noi pagate profumatamente, non fanno?”
Lo capisco, ma studiando il fenomeno in tanti quartieri e tante città del mondo, si è visto che a volte accade che la partecipazione faccia da megafono. Certo, occorrerebbe poi che i nostri rappresentanti al Municipio ed al Comune, associazioni varie e partiti politici (senza metterci cappello) fossero fortemente sollecitati e coinvolti, ed adottare quindi una strategia coordinata a tempo definito, un anno, sei mesi, tre?
Un “Progetto Pilota” partecipato, esemplificativo, emozionale, creativo.
Piccoli interventi trasformativi quando possibili e/o stringente relazione documentale quando non attuabili.
Passaggio da una rigenerazione pop ad una denuncia di sollecito interesse istituzionale.
Ah, dimenticavo, nel film di cui sopra quella frase gridata a squarciagola da migliaia di persone affacciate alle finestre della città è la seguente: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”. Come non condividere!
🤵 10.12.2122 – Architetto Massimo Iannuccelli